I 5 YAMA

In Sadhana Pada, ovvero il secondo capitolo degli  Yoga Sutra, Patanjali parla della pratica dello yoga illustrando e spiegando le sue fondamenta. Le basi fondamentali sono i dieci principi chiamati: Yama e Niyama. In questo articolo parleremo degli Yama, ovvero il primo degli otto rami dell’ Ashtanga yoga. I 5 Yama, sono discipline etiche anche definite come i 5 no dello yoga o “restrizioni” del comportamento. Gli Yama sono dei voti universali non condizionati dal ceto sociale, luogo e tempo e rappresentano il grande voto universale "Maha Vratam". La parola yama deriva dalla radice “yam” che vuol dire controllo e per questo i 5 yama possono essere visti come dei suggerimenti per controllare il comportamento dei praticanti, nei confronti di se stessi e degli altri. 

Quali Sono I 5 Yama?

Ahimsa

Ahimsa è non violenza. La pratica dello yoga si fonda su questo principio. La non violenza che possiamo definire anche come compassione. Non essere violenti nei confronti di noi stessi prima di tutto e poi nei confronti degli altri. Questo principio può essere applicato a qualsiasi aspetto dell’ esistenza. Non essere violenti nelle parole, nei pensieri, nelle azioni ci porta a sviluppare compassione nei confronti di noi stessi e degli altri, per questo può essere definita anche come tale. Se la spinta che muove la nostra esistenza è l’ amore e la compassione, di conseguenza vivremo in maniera non violenta, vivremo rispettando Ahimsa.

Satya

Satya vuol dire verità. Vivere secondo satya, vuol dire essere onesti e sinceri con noi stessi e con gli altri. Satya vuol dire avere una retta comunicazione interiore per poi averla con gli altri e ad agire di conseguenza. Quando viviamo secondo Satya, saremo onesti senza causare dolore o danni al prossimo.

Asteya

Non rubare. Questo yama, ha un ampio significato. Non si riferisce solo al non rubare cose materiali. Non rubare il tempo, l’energia, l’idea degli altri. Non appropriarsi di qualcosa che non ci è stato deliberatamente concesso. Non rubare a noi stessi. Ad esempio, quando non pratichiamo Satya con noi stessi e ci raccontiamo bugie, stiamo rubando a noi stessi la possibilità di vedere la verità e di agire secondo essa. Asteya può essere intesa anche come pienezza. Quando ci sentiamo “pieni” a livello spirituale, energetico e pratico, non abbiamo il bisogno di rubare nulla.

Brahmacharya

Brahmacharya è la continenza. Questo yama viene spesso interpretato come castità ma più che ad essa, si riferisce alla moderazione. Vivere con moderazione in ogni aspetto della vita, vuol dire avere controllo di noi stessi. Questo yama ci fa vivere con misura e ci aiuta a non disperdere le nostre energie.

Aparigraha

Non avarizia. Lasciar andare il desiderio di accumulare ricchezze. Questo yama rappresenta anche la gratitudine. Se imparassimo ad essere grati per ciò che abbiamo, a prescindere da quanto o cosa sia, smetteremo di sentire il bisogno di accumulare ricchezze e beni materiali superflui. Aparigraha implica saper lasciar andare, non attaccamento ai beni materiali, alle persone, ai pensieri. Non attaccamento è libertà.

I 5 yama sono i pilastri dello yoga e sono strettamente legati tra loro e applicabili a qualsiasi aspetto della vita quotidiana. Queste virtù ci aiutano a vivere in armonia con noi stessi e con gli altri, purificando la nostra natura.

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